da un’idea di Paola Bigatto e Lisa Capaccioli
con Francesco Dendi
testo e regia Lisa Capaccioli
tecnica, luci e video Alessandro Di Fraia e Chiara Nardi
si ringrazia Enrico Capecchi
produzione Factory TAC
in collaborazione con Radicondoli Festival 2017, La Gualchiera
Lo spettacolo “Bartali: prima tappa” è uno spettacolo che vuole, attraverso la figura di uno dei ciclisti italiani più signicativi del nostro secolo, approfondire tematiche storiche connesse agli anni dell’occupazione nazista e alle relative conseguenze che ha portato.Da quando Gino Bartali, oltre ad essere insignito di titoli sportivi, è stato nominato “Giusto tra le Nazioni” per la sua opera di aiuto strettamente connessa all’attività della DELASEM (delegazione per l’assistenza degli emigranti) la nostra attenzione si è focalizzata su due elementi: da una parte Bartali, grande corridore ma anche uomo dotato di un grade senso di umanità per l’opera di assistenza che ha svolto in silenzio nel periodo 1943-1944, dall’altra la DELASEM, una rete, prima autorizzata dal regime fascista e poi negata, che attraverso l’operato clandestino di volontari, religiosi, partigiani, civili, ha dato aiuto ad ebrei ed ebrei italiani in uno dei momenti più difficili per l’umanità. Bartali faceva parte della rete, perché connesso al Cardinale di Firenze Elia dalla Costa (anche lui membro attivo della Delasem sul territorio Toscano) e si occupava di trasportare carte d’identità false sotto la sella della sua bicicletta da Firenze ad Assisi, passando per Perugia. Essendo un ciclista e dovendosi allenare anche se l’attività sportiva ufficiale era ferma, Bartali aveva la possibilità di viaggiare attraverso le strade senza essere fermato ai posti di blocco, o se fermato, la sua fama gli permetteva di non essere soggetto a troppe domande.
Lo spettacolo “Bartali: prima tappa”, è un monologo. In scena un ragazzo, appassionato di ciclismo, che si fa chiamare “I’ Bartali” perché è il suo ciclista preferito. Il nostro protagonista, innamorato delle corse e della sua bicicletta, si inventa un “Giro d’Italia” tutto suo: fa parte della rete di assistenza clandestina e ogni giorno si deve occupare di portare abiti, cibo e documenti falsi ad ebrei nascosti nella campagna toscana. Il suo sogno di essere proprio come “Ginettaccio” si realizza.
Il finto Bartali, come quello vero, fanno del bene senza che si sappia e sfruttano il talento di saper correre in bicicletta per svolgere la loro ardita missione.